Molti fuochi ardono sotto il suolo

Galleria di Base del Brennero
"Underground Blast #03", Pigment print 175x130 cm - sheet (135x90 cm - image), ed. 6 + III A.P.

Art commission, a cura di Alessandro Dandini de Sylva, realizzata per Ghella spa – azienda fondata nel 1894 e specializzata in scavi in sotterraneo per la realizzazione di grandi opere infrastrutturali. Pubblicata nel volume Di roccia, fuochi e avventure sotterranee (Quodlibet, 2021) ed esposta al MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo di Roma nel 2021.

Le fotografie realizzate da Andrea Botto nel cantiere di costruzione della Galleria di Base del Brennero, il collegamento ferroviario che unirà Italia e Austria, si presentano come il resoconto di un’azione performativa: il fochino, detto anche brillatore di mine, mette in scena una lunga successione di attività preparatorie che culminano con la spettacolare esplosione del fronte di scavo.

 

Anno: 2019/2020

Fine Art Pigment Print su carta Hahnemühle Baryta montata su d-Bond
Cornice a cassetta in legno di noce e vetro museale
misure varie: 50×75 / 80×120 cm / 130×175 cm / 130×195 cm
ed. 6 + III A.P.

MOLTI FUOCHI ARDONO SOTTO IL SUOLO

Una conversazione tra Andrea Botto e Alessandro Dandini de Sylva

AD: Il titolo scelto per questa conversazione arriva da lontano. È il frammento 40 del Poema Fisico di Empedocle: «Molti fuochi ardono sotto il suolo». Una frase incompleta in cui possono ritrovarsi e riconoscersi tutte le suggestioni presenti nel tuo lavoro al Brenner Base Tunnel. Empedocle aveva fatto dell’Etna il suo ultimo esperimento. Tu hai fatto dello scavo con esplosivo in galleria un’inedita serie di esperimenti visivi.

AB: Hai ragione ed è una citazione bellissima di cui ti ringrazio. La prima volta che ne abbiamo parlato, l’avevi ripresa dal titolo di una raccolta di saggi di Marcello Carapezza,[1] chimico, geologo e vulcanologo siciliano. Non è un caso quindi la relazione con Empedocle, filosofo, medico e stu- dioso dei fenomeni naturali vissuto in Sicilia nel V secolo a.C. Tra le molte leggende sul suo conto, a noi interessa quella legata alla sua morte, avvenuta sull’Etna dove si era trasferito per studiare da vicino i fenomeni vulcanici. Riferisce lo storico Diogene Laerzio che Empedocle si getta a capofitto nel cratere, convinto della sua immortalità, ma è tradito dal vulcano che pochi giorni dopo erutta uno dei suoi sandali in bronzo. Questo desiderio ancestrale di controllare gli elementi mi riporta non solo al mio lavoro d’artista, ma anche a un altro fatto di cronaca. È il 1983 e un’eruzione dell’Etna provoca una grande colata lavica che minaccia il paese di Nicolosi. I vulcanologi Marcello Carapezza e Franco Barberi propongono di deviare il corso della lava usando delle cariche esplosive e coinvol- gono l’ingegnere minerario svedese Lennart Abersten. Il 14 maggio 1983 un’esplosione rompe l’argine e devia parte della lava in un canale artificiale. L’ardito intervento, mai tentato prima, dimostra la bontà dell’intuizione,[2] e il metodo sarà adottato anche in altri Paesi. Il mio lavoro al Brenner Base Tunnel dà conto di una serie di tentativi, frutto di elaborazioni maturate negli anni, per arrivare a realizzare un’immagine mai fatta prima, la fotografia di una «volata» in galleria, che limitazioni tecniche, logistiche e di sicurezza rendevano praticamente impossibile.

AD: Le immagini nel libro appaiono come il resoconto di un’azione performativa. Il fochino, detto anche «brillatore» di mine, mette in scena una lunga successione di attività pre- paratorie (dal tracciamento e caricamento dei fori da mina fino al collegamento delle cariche al detonatore) che culmi- nano con la spettacolare esplosione del fronte di scavo.

AB: Il rapporto fochino/fotografo è alla base della mia ultradecennale ricerca sull’uso degli esplosivi. Il libro KA-BOOM. The Explosion of Landscape [3] è concepito come un immaginario manuale di esplosivistica, dove è analizzata la stretta relazione che esiste tra fotografia ed esplosivo, a cominciare dalla chimica attraverso il nitrato,proseguendo con la parallela evoluzione industriale e tecnologica, fino alle implicazioni filosofico-concettuali sul tempo, sulla casualità e sull’irreversibilità di un processo che una volta innescato non può essere fermato e che porta con sé diversi livelli di rischio. KA-BOOM mi ha insegnato che la parte più significativa e interessante del lavoro (del fochino e del fotografo) è l’attesa, quel tempo in cui ci si prepara all’evento, fatto di lunghe attività spesso ripetitive dove è richiesta grande concentrazione. Ogni operazione diventa rilevante perché necessaria al raggiungimento dell’acme [4] finale. Il mio però non è assolutamente un intento narrativo o documentario, anzi è piuttosto la necessità di restituire una dimensione performativa oltre che genealogica del mio lavoro, anche quando il soggetto dell’immagine non sono io.

AD: I riferimenti al mito di Prometeo sono presenti: dal gigante, dal suo corpo e dalle sue viscere nasce il fuoco. L’ordine naturale e l’assetto della natura vengono così stravolte, le fenditure che si aprono nella crosta terrestre mettono in comunicazione il mondo superiore con il mondo sotterraneo.

AB: Quando nel 1925 il teorico tedesco Siegfried Kracauer fa visita all’amico architetto Gilbert Clavel a Positano, rimane stupito e quasi terrorizzato. Clavel sta realizzando la sua abitazione scavando la roccia con la dinamite e usando il materiale di risulta per ristrutturare la Torre di Fornillo in rovina. Scava in profondità per costruire all’esterno la sua piramide tronca, sottrae materiali ed energie alle viscere della terra per innalzarsi verso il cielo e gli dei. Le esplosioni di Clavel sono il metodo più adeguato per confrontarsi con le forze ctonie, per squarciare la terra e mettere in comunicazione il mondo superiore con quello sotterraneo. È un movimento pendolare che ho ritrovato come modello produttivo anche nel mio viaggio all’interno del Brenner Base Tunnel, in cui la montagna viene scavata e parte dello smarino ritorna nello stesso luogo sotto forma di spritzbeton o nei moduli di cemento armato assemblati che compongono la volta del tunnel ferroviario.

AD: La documentazione delle detonazioni cela al suo interno un’ulteriore sequenza di immagini che mostra i diversi tentativi, falliti e riusciti, di registrare il lampo esplosivo di una canna di fucile dal suo interno. Il racconto si intreccia con il meta-racconto e lo specchio, che appare immediatamente prima e dopo l’accensione delle cariche, ci mostra un soggetto diverso che qui non è tanto la cosa rappresentata, quanto colui che la guarda.

AB: La metafora della canna del fucile è assolutamente calzante rispetto alle volate in galleria. Quando avviene l’esplosione del fronte, il boato è assordante ma quello che più impressiona è lo spostamento d’aria che risale il tunnel cercando una via d’uscita. Mi sono quindi posto il problema di come piazzare vicino al fronte e proteggere dalle proiezioni di materiali la macchina fotografica, e inizialmente ho usato l’espediente dello specchio, un metodo impiegato per riprendere le esplosioni nucleari. Azionata a distanza, la camera registra la traccia della miccia detonante, che funziona come un lampo nel buio. Attraverso quelle immagini potremmo ritornare di nuovo alla mitologia, oppure alludere alla capacità della fotografia di essere allo stesso tempo finestra e specchio. Nel corso degli anni ho reso sempre più manifesto il processo che porta alla realizzazione dell’opera finale, traducendolo in opera esso stesso. Ma, come ho detto, qui volevo andare oltre e riuscire a fare una fotografia (non un frame da video) di una volata in galleria al buio. Le fasi che rivelano i difetti sono forse più importanti di quelle che seguono una caratterizzazione prevista, perché permettono l’elaborazione progressiva di un metodo. Ovviamente non svelerò tutti i dettagli tecnici, ma posso dire che l’esperimento è riuscito applicando alla fotografia alcuni princìpi di esplosivistica e viceversa.

AD: Ad ogni volata corrispondeva un nuovo esperimento, un’occasione per avvicinarsi all’immagine ambita, perfezionando di volta in volta la posizione e i tempi di scatto sia della macchina fotografica sia delle luci artificiali ancorate sulle pareti laterali della galleria. Tuttavia, nonostante i numerosi tentativi e le diverse condizioni create per controllare tutte le variabili in gioco, ogni scatto ha conservato nel suo esito una certa dose d’incertezza.

AB: C’è sicuramente una componente irrazionale nel voler avere controllo su un processo che mantiene qualche grado di casualità e indeterminazione,[5] ma ciò che sorregge l’esperimento è la struttura progettuale e la pre-visione del risultato finale, tipiche anche del pensiero fotografico. Quel che mi interessa sono anche le potenzialità plastiche e scultoree dell’immagine nel restituire l’esplosione come opera effimera di modificazione dello spazio. Il tutto non sarebbe mai stato possibile senza la grande disponibilità di Ghella e delle persone straordinarie che hanno assecon- dato ogni mia richiesta, a cominciare dalla costruzione di un rifugio in cemento armato per proteggere la macchina fotografica. Penso che i risultati ottenuti siano motivo di soddisfazione anche per loro.

 

 

 

1. Marcello Carapezza, Molti fuochi ardono sotto il suolo. Di terremoti, vulcani e statue, Sellerio, Palermo 2017.
2. Un dettagliato reportage sulla vicenda è disponibile online all’indirizzo www.youtube.com/watch?v=IdbdsJOe_nY (ultima consultazione giugno 2020).
3. Andrea Botto, KA-BOOM. The Explosion of Landscape, Bessard, Parigi 2017.
4. Acme Corporation è il nome della fantomatica ditta da cui acquista le sue strampalate invenzioni Wile E. Coyote.
5. Secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg, che stabilisce i limiti delle misurazioni in un sistema fisico, l’atto stesso dell’osservazione modifica gli oggetti osservati.

 


 

Fabio Barile, Andrea Botto, Marina Caneve, Alessandro Imbriaco, Francesco Neri 
“Di roccia, fuochi e avventure sotterranee”
Quodlibet | Ghella  2021

a cura di Alessandro Dandini de Sylva 
graphic design di Filippo Nostri

6 volumi raccolti in cofanetto 24×32 cm
44 pagine ogni volume 
copertina cartonata, rilegatura punto singer
lingua: Italiano/Inglese